Il baccano di prammatica stavolta s'è levato contro l'arcivescovo di Canterbury, anglicano, ma non perciò ottuso. La sua colpa è stata quella d'aver definito «inevitabile» l'introduzione di qualche norma della shari'a nel diritto inglese. Tra le voci che hanno gridato allo scandalo, rappresentato dalla "distruzione dei valori dell'occidente", spicca quella del cardinale O' Connor, cattolico, ma ottuso.
Quali sarebbero questi «valori» occidentali, minacciati dall'Islam?
Il matrimonio omosessuale (vetta del pensiero moderno, tollerante verso l'anomalìa ed intollerante verso la norma)? L'adozione di un tapino o di una meschinella da parte di uno o più omosessuali? A questi «valori», che già da soli fanno capire come questa pseudo-civiltà sia condannata all'estinzione,* si contrappongono i musulmani permesso della poligamia e divieto dell'adulterio (quello cattolicamente inaccettabile, ma solo se si è cattolici; questo socialmente doveroso, cattolici o no che si sia, se non altro nei confronti della prole).


* Più che di "pseudo-civiltà", si dovrebbe parlare di "contro-civiltà", pensando alla demenza della formula «scontro di civiltà». È possibile lo scontro tra un'assenza ed una presenza? Sarebbe stato più onesto, Huntington (lui ed il suo degno compare della «fine della storia»), se avesse parlato di scontro tra l'anarchia e la gerarchia, ovvero tra il disordine e l'ordine.

Bisogna tacere, però, su pratiche crudeli e incomprensibili come le seguenti.
"Li mori mercatanti di Damasco e d'Aleppo | vanno fra terra a comprar garzoni piccolini, | li castrano levandoli via il tutto, | di sorte tale che restano rasi, | lisci come la palma della mano, | e quelli che non muoiono gli allevano | e poi vendono per mille e più maravedì | a nobili e cavalieri, che molto gli apprezzano".
"In Egitto ed in Soria | le donne vecchie vanno per la città gridando, | né si sa quel che dicano. | Il loro uficio è di tagliar la punta | della cresta della natura di quelle giovani".
Tuttavia, la domanda che pone M. Blondet ("Se si riconosce il diritto dei trans al «cambiamento di sesso» chirurgico gratuito a carico del sistema sanitario pubblico, ossia un'orribile amputazione del pene e plastica pseudo-vaginale, come si fa poi a vietare l'escissione del clitoride alle bambine musulmane africane?"), sebbene tutt'altro che peregrina, è suscettibile di prestare il fianco ad una facile obiezione: colui che si trasforma in colei decide di far cambiare bandiera al suo stesso corpo (o, meglio, ad un corpo di cui si pensa proprietario, anziché inquilino), laddove colei che viene sottoposta al suddetto intervento subisce una decisione altrui. Detto ciò, il paragone a quest'ultima sventurata noi non lo faremmo col transessuale, ma con la vittima di un'adozione da parte di «genitori» omosessuali.
Su questa violenza atroce, non corporale, ma psichica (e perciò ben più disastrosa), la nostra inciviltà si guarda bene dal parlare di «mancato rispetto dei diritti umani». E si tratta di una violenza compiuta a carico di uno, o di una, dei pochi che ormai sopravvivono al genocidio dell'aborto, altro «valore irrinunciabile» dell'inciviltà occidentale.