Trascriviamo qualche passo di padre Maurice Borrmans (per il quale si può utilmente consultare la Wikipedia), tratto da una sua conferenza dedicata al tema Islam e fede cristiana.
«[...] Tutto questo vi permette di capire quanto è importante il Libro per i musulmani, più di quanto lo è per noi la Bibbia. Ed è per questo che, con i nostri amici, io rifiuto l’appellativo di 'gente del libro' per i cristiani. Agli ebrei tocca prendere posizione. [...] Dico loro: “Voi musulmani siete gente del Libro, noi cristiani non siamo gente del Libro, siamo gente di Gesù Cristo ed è completamente diverso”. Di Gesù Cristo abbiamo rivelazione nel NT, preparata dall’AT (quest’ultimo riletto alla luce del NT). Però la piena rivelazione di Gesù Cristo noi l’avremo alla fine dei tempi. Ogni cristiano realizza nella sua vita un quinto Vangelo, con l’aiuto dello Spirito. Siamo un popolo profetico, ricordiamolo. I nostri santi, i nostri mistici ci dicono tante cose sul mistero di Gesù Cristo nella storia.
Abbiamo parecchie cose in comune e queste cose in comune sono state ripetutamente proposte dai due testi fondamentali del Vaticano II. La Nostra Aetate, documento fondamentale per noi, dice al n° 3: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, Lo venerano tuttavia come profeta; onorano la Sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno”.
Questi tre pilastri del culto sono i tre atti di culto di cui Gesù ci parla nel discorso della montagna; noi li dobbiamo vivere sotto gli occhi del Padre.
Sempre la Nostra Aetate prosegue, nel secondo paragrafo del n° 3: “Se nel corso dei secoli non pochi dissensi ed inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato ed esercitare sinceramente la mutua comprensione. Tocca ai cristiani iniziare, pronti a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini, senza discriminazione, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
Ed è tutto questo che i nostri papi, Paolo VI e soprattutto Giovanni Paolo II, ripetono nella sostanza nei loro discorsi, come quello che fece Giovanni Paolo II a Casablanca in Marocco, nell’agosto del 1985. Però forse per noi è più importante ancora il piccolo paragrafo della costituzione dogmatica sulla chiesa, la Lumen Gentium: “Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore e fra questi in particolare i musulmani, i quali professando la fede di Abramo, adorano come noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”.
Vale a dire che ebrei, musulmani e cristiani, quando pregano sinceramente sotto l’ispirazione dello Spirito del Padre, raggiungono il Dio vivente, l’unico che si è rivelato in Gesù Cristo».

oOo

Ed ora, qualche altra riga da Gesù nella prospettiva del Corano, sempre di padre Maurice Borrmans.
«Un mese fa ero con un cardinale, il quale parlava ad un gruppo di giornalisti. Raccontava quanto aveva potuto capire dell’incontro del Santo Padre,* sia a Gerusalemme che a Tel Aviv, con i grandi di Israele e della religione ebraica. Diceva quanto è stata importante per il dialogo tra ebrei e cristiani la visita del Santo Padre in Terrasanta. Ma aggiungeva: “C’era un grande assente nelle nostre chiacchiere, ed era proprio Lui, Gesù Cristo”. Mai gli interlocutori ebrei hanno accennato al Suo nome ed al nome di Sua madre. Dobbiamo prendere coscienza di questa realtà. Non so come i nostri amici, i nostri fratelli maggiori, possono considerare il volto di Gesù; forse al massimo un rabbi di Nazareth, tutto lì.
Alcuni anni fa uscì un numero speciale del mensile Jesus su Maria, al quale ho partecipato parlando di Maria nel Corano. Un’ebrea italiana doveva scrivere un articolo nello stesso numero e ha fatto un lavoro bellissimo su La donna perfetta dell’Antico Testamento, ma senza mai citare il nome di Maria.
Accanto a questi fratelli maggiori c’è una moltitudine di fratelli minori, il miliardo di musulmani del mondo, i quali pensano che Gesù sia un profeta - e un profeta eccezionale - pur negando di Lui tutto quello che fa la sostanza della nostra fede cristiana».

* Una simpatica nota, nella citata pagina della Wikipedia, recita quanto segue: "Nella dizione originaria vaticana non v'è ritrosia alcuna per il ricorso alle lettere maiuscole".

Infine, ecco una battuta del “fiammingo di cognome, francese d’anagrafe, arabo di cuore e di cultura, romano per lavoro” (come si autodefinisce). «Maria è una donna consacrata, l’unica donna consacrata che si possa immaginare nel Corano e nella tradizione islamica. Sicché le nostre suore possono rispondere così, all’amico musulmano che chiede:
- Ma perché non ti sei sposata?
- Seguo le orme di Maria, che nel Corano non si è sposata».