Ieri s'è fatta allusione al cosiddetto «quadrato magico». Vi torniamo per dire che AREPO potrebbe porsi a metafora de «il settimo giorno Si riposò», col sottinteso "lasciando che il giocattolo camminasse con le sue gambe", cioè "girasse sulle sue ruote". In questa chiave [di violino], dalla settima lettera [del nostro alfabeto], ovvero dalla settima nota [in A clef], quindi dalla G di Gesù e del sol invictus, pertanto dalla croce di TENET, il computo [degli anni] si inverte. E mane-tekel-fares (מנא תקל ופרסין, "numero, peso, misura") si fanno count-down speculare e simmetrico.

In effetti, se peso e misura si esprimoni in numeri, questi ultimi possono intendersi cifra di quello e di quella.* Così la loro serie, a partire dall'1 (2 e ½, crescente e calante come le fasi lunari) e così il calendario (avanti C. & after C.).

* Alla già rilevata metatesi tra Numa (artefice d'una riforma del calendario) e Manu, in questo caso aggiungiamo l'assonanza tra numeri e numi, tra numerazione e remunerazione [post mortem].
Ora, sebbene numerus stia ex parte materiæ e sebbene questa sia signata quantitate, il numero zero - designando l'assenza di quantità - è da ritenersi pura qualità. Su questo punto Bruno d'Ausser Berrau precisa (in De Verbo Mirifico): «Il rapporto tra il Manifestato ed il suo Principio sono illustrati, nella tradizione ebraica, dall'Albero sefirotico (sephiroth = "numerazioni"), il quale gioca un ruolo fondamentale in quell'esoterismo. Esso enumera appunto dieci 'categorie', disposte secondo un impianto tripartito, dalla forma d'ideogramma geometrico, mentre il Principio dell'intera costruzione ha un ruolo matematico e, a maggior ragione, metafisico di zero: è l'Inconoscibile, o Ayn-Soph (lett. "senza limiti"), che sovrasta lo schema standone però all'esterno».

Tra numeri, lettere e note, dopo aver ricordato che il ribaltamento del calendario da a.C. a d.C. (se non il raddrizzamento da b.C ad a.C.) sembra dovuto a Beda «il venerabile», ci sia concesso fantasticare un po’ sull'UT di Guido trasformato in DO dal Doni e sulla relativa scala (C clef, in inglese), scala diatonica detta «fondamentale». Accordiamoci questa licenza, elogiando la mirabile necessità del Caso (grazie al Quale il DO si addice all’Uno, perché al Creatore - al Datore, al Dante - spetta il dare-donare), ed elenchiamo qualcosa.
  • In detta scala maggiore, il SOL (G, in inglese) è la quinta. Ma nella scala minore, quella di LA, G è la settima (come nel nostro alfabeto). Ora, nel cosiddetto «giro di DO» (C, Am, Dm, G7), l’accordo di settima è quello che prelude al ritorno.
  • La locuzione «dare il la» sta per “dare inizio”, sicché l’1, il LA (la A) ed il Padre possono coincidere. In tal modo, al 2 (la B, la Madre) segue il 3, la C, il Figlio.
  • Il Figlio è il Padre, come Gesù è Dio. La C, la terza della scala minore in questione, il Figlio, è la prima della scala maggiore. In altri termini, la C è la A.
  • La quinta, la G, la terza lettera dell’alfabeto greco, è la C dell’alfabeto latino. In altri termini, come l’Uno è il Tre e la A è la C, la C è la G.

Fantasticherie e nulla più, come s’era premesso (in omaggio ad E. Zolla, che sul fantasticare ha scritto cose pregevolissime). Concludiamo, grazie al già altrove citato L. Lancelotti, con alcuni versi ispirati all'equivalenza tra il ciclo attuale e la scala di cui sopra.

"Se non era per san Giovanni, il tempo del SI | sarebbe anonimo | (l'unico senso della settima consistendo | nel preludere al DO), anonimo come noi, | indegni di menzione. D'altra parte | è colpa loro, dei greci. E non è colpa loro, | l’esser vissuti prima della quinta, | durante quel FA che segna l’inizio del tempo | dei famuli tuorum. | Non sapevano che FA contra SI | est diabolus in musica".