Il tema della lettura è centrale in tutte le tradizioni: la lettura della Parola, della Scrittura, è svolta, per esempio, nella celebrazione della santa Messa. In arabo al Qur'an vuol dire appunto "lettura". Il Libro in sé viene chiamato al Kitab, "la Scrittura". Per i musulmani, leggere il Corano è dunque un rito sacro. Leggere, inter legere, intelligere: credo ut intelligam - dice sant'Agostino - intelligo ut credam. Riguardo al "Credo" (nell'Islam si può tradurre con Aqida) occorre concordare su un punto: il mistero non può essere razionale. Sinteticamente l'Islam esprime il suo corrispondente al Credo cristiano con la formula amantu bilLahi wa mala 'ikatihi wa kutubihi wa rusulihi wa-l yawmi-l akhir, wa bi-l qadari, khayrihi wa sharrihi mina-l Lahi ta'ala ("abbiamo fede in Dio, nei Suoi angeli, nei Suoi libri, nei Suoi messaggeri, nell’ultimo Giorno, nel Destino decretato e nel fatto che il bene e il male - in esso contenuti - provengano da Dio Altissimo").


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È solo da un punto di vista superiore che il maggior ostacolo dottrinario, tra il prete e l'imam, si risolve nell'Unità. Il concetto trinitario, infatti (teste ancora sant'Agostino), il cristiano lo spiega prima distinguendo l'Amante, l'Amato/a e l'Amore, poi riunendo, mediante l'Amore, l'Amante e l'Amato/a. In qualche modo, sperando di non bestemmiare, il Padre/Amante ama il Figlio/Amato tramite l'Amore/Spirito santo. Ancora, nella medesima speranza di cui sopra, il Figlio e la Madre coincidono nell'Amato/a.
Si tratta della stessa trilogia islamica composta da el-Aql ("l’Intendimento"), el-Âqil ("l’Intenditore") ed el-Maqûl ("l’Inteso"), laddove intendere è di nuovo da intelligere, nel senso del dantesco "intelletto d'amore". Se si preferisce, nel senso biblico che equipara conoscere ed amare.
Quel che ci si chiede è come sia possibile che più d'un cattolico, oggi, blateri di "razionalità del Dio cristiano, che ha creato un mondo razionale affinché l'uomo possa razionalmente comprenderlo" (e speriamo che sia il mondo, ad esser pensato comprensibile, anziché Dio). Tacciamo il nome di chi ha scritto questa mostruosità,* suscettibile di Inquisizione, perché è abbastanza condivisa. Del resto, anche un gesuita come Samir farnetica negli stessi termini, perché - secondo quest'ultimo - "il fondamento di tutto non è la religione, ma la ragione umana".
Ora, qualcuno dovrebbe spiegarci la razionalità di assunti quali, per qualche esempio preso qua e là, la natura insieme umana e divina di Gesù, l'incarnazione del Salvatore e la conseguente redenzione del genere umano, la verginità post partum della Madonna e la Sua assunzione celeste in corpore et in sanguine, la resurrezione della carne, il celibato sacerdotale e l'infallibilità pontificia.


* Diciamo solo che appare in un volumetto dal titolo sinistro, Denaro e Paradiso, nel quale si coniugano allegramente capitalismo e cattolicesimo. Si parla di matrimonio religioso, non di coppia di fatto, perché la prefazione è a firma cardinalizia.

Tutto ciò, a non parlare del Credo. Si ha presente la versione di san Gregorio di Tours, del VI secolo? "Credo in Dio Padre onnipotente. Credo in Gesù Cristo, suo unico figlio, nostro Signore, nato dal Padre, non creato. Credo che egli sia sempre stato con il Padre, prima di tutti i secoli. Credo che la parola del Padre tramite la quale ogni cosa è stata fatta sia Cristo. Credo che questa parola abbia redento il mondo tramite la sua sofferenza, e credo che l’umanità, non la divinità, sia soggetta alla sofferenza. Credo che sia resuscitato il terzo giorno, che sia asceso al cielo e sieda alla destra del Padre, e che verrà per giudicare i vivi e i morti. Credo che lo Spirito santo proceda dal Padre e dal Figlio, e che non sia inferiore, né posteriore nel tempo a Dio, ma che sia Dio, uguale e co-eterno al Padre e al Figlio, ad essi uguale nella natura, uguale nell’onnipotenza ed ugualmente eterno nell’essenza, e che non è mai esistito separatamente dal Padre e dal Figlio e ad essi non è inferiore. Credo che questa santa Trinità esista con la separazione delle persone, e che una persona sia il Padre, un’altra il Figlio e un’altra ancora lo Spirito Santo. E in questa Trinità io confesso una sola divinità, una sola potenza, una sola essenza. Credo alla verginità della santa Maria, prima e dopo la nascita di Gesù. Credo che l’anima sia immortale e che, nondimeno, essa non partecipi della divinità. E credo fermamente a tutto quanto è stato stabilito dal concilio di Nicea e dai trecentodiciotto vescovi".
Anche noi crediamo in tutti questi misteri. E ci crediamo proprio quia absurdum, perché un mistero non può essere razionale (il che non ne fa un'irrazionalità, bensì una sovrarazionalità).
D'altra parte anche il musulmano crede nella predestinazione, nella fecondazione spirituale della Vergine, nella rivelazione divina (tramite l'arcangelo Gabriele) del Corano, nella natura di «inviato di Dio» del Profeta, nella sostituzione a Gesù di un sosia crocifisso e così via.
Non si può litigare sui rispettivi misteri. Si può invece discutere, razionalmente, sulla normativa etica, individuale e collettiva, delle nostre visioni religiose del mondo. E, con un po' di buona volontà, ci si intende benissimo. Ma è proprio questa che manca. Per dir meglio, non è che manchi; è che viene alacremente impiegata per evitare ogni intesa. Cui prodest, se non al Maligno?