Conformemente alle leggi cicliche, che per noi occidentali vogliono la Chiesa soppiantata dallo Stato e lo Stato soppiantato dalla Banca, un lungo saggio dello shaykh Abdalqadir (Tecnica del colpo di banca),* ci spiega come, da qualche secolo a questa parte, il cosiddetto «colpo di stato» non sia in realtà che un'accorta operazione finanziaria. Così sono scomparsi gli ultimi imperi tradizionali, dal russo all'austro-ungarico, fino all'ottomano.


* Il saggio si può leggere integralmente sia in inglese, nel sito dello shaykh medesimo (personaggio notevole, eccentrico gentiluomo scozzese convertito all'Islam, verso il quale chi scrive è debitore di parecchie intuizioni), che in traduzione italiana, nel blog Il ribat. Ne trascriviamo di seguito, tra virgolette, qualche passo.

La Banca, in altre parole, che la si chiami «mercato» o «usura», non è che la terza casta al potere, casta i cui esponenti di maggior spicco "non amano esser chiamati «banchieri». Dicono, talvolta, di stare nel settore investimenti. Ciò che realmente amano è essere chiamati «filantropi». E lo sono, nella misura in cui un pedofilo è un pedofobo. Sono indifferenti alla sofferenza umana. Ci odiano poiché causiamo tanti problemi. Uno solo è il processo che assicura il potere a tale élite. L’usura è il fattore comune, per quanto l’arena della loro azione sia l’attività bancaria, i mezzi di comunicazione e la borsa merci. Ma tutto oggi è merce".
Terza casta, abbiamo detto, non tanto per estrazione sociale o genetica, quanto per l'assenza delle qualificazioni tipiche della seconda (aristocratico-cavalleresca) e della prima (mistico-sacerdotale). Terza casta, pertanto, scissa tra ricchi e poveri, quelli effettivamente e questi teoricamente al potere. Infatti, "prima della Rivoluzione francese i tre stati nei quali la società era divisa erano il clero, la nobiltà e il terzo stato. Dopo duecento anni di democrazia la società è stata nuovamente ripartita in tre gruppi: i banchieri, l’attuale classe tirannica dominante; i miliardari, la nuova nobiltà; gli schiavi-debitori, il nuovo terzo stato. Un ulteriore sguardo su questa nuova classe oligarchica, la quale sconsideratamente dichiara ancora di essere il prodotto finale dell’evoluzione, è il seguente: il 'terzo stato' originario era definito nel suo grado più elevato dal pagamento di tasse specifiche basate sui possedimenti terrieri, mentre all’infimo dalla mancanza di terra. Nella nuova distribuzione detta «modernità» il terzo stato è composto da coloro che hanno obblighi contrattuali di debito; e ogni cittadino - deve essere ricordato - è un debitore. Al di sotto si stende la vasta massa di persone viventi in condizioni di abietta povertà, costretti ad avviare i propri figli alla prostituzione e a rovistare nei deserti di immondizie urbane per sopravvivere".
E come può un componente la terza casta ergersi a rappresentante la seconda, o addirittura la prima, se non parodisticamente e a mo' di burla? Non a caso, "c'è un elemento inevitabile in ogni singolo leader di stato moderno, discendendo la china a partire da Napoleone (e, senza dubbio, 'discendere' è il verbo appropriato). Richiamando l'affermazione di G.B. Shaw, secondo cui la democrazia è «chiunque scelto da ognuno», ne consegue che il governante eletto dal popolo rappresenta il «minimo comun denominatore» di quest'ultimo. Non dovrebbe quindi sorprendere se il leader, ben lungi dall’essere il «massimo comune multiplo» delle masse, ne sia in realtà il punto infimo".

Ma torniamo a fine '700. "Aboliti il Natale, Ognissanti e la Pasqua, giunse il tempo di sostituirli. In luogo del calendario cristiano apparve il calendario rivoluzionario. Il comitato di sicurezza pubblica istituì il culto della Ragione il 10 novembre 1793, divenuto il 20 brumaio dell’anno II. Robespierre propose l’introduzione di 36 festività secolari nel corso dell’anno, con un giorno speciale dedicato alla celebrazione della religione dell’Essere Supremo. La festa dell’Essere Supremo si tenne nel giugno 1794, 20 pratile, anno II. Tale festeggiamento segnò l’apice del potere di Robespierre e il culmine del Terrore, con le duecento ghigliottine parigine al lavoro giorno e notte. Ciò coincise con la glorificazione dell’Essere Supremo della Rivoluzione. Dal momento che al nucleo di questa dottrina inventata era l’asserzione che l’Essere Supremo fosse impegnato con gli atomi e il lavoro della natura, la sua supremazia dovette essere necessariamente rimossa dalle azioni, sia personali che sociali, delle creature umane. Affinché l’umanismo potesse esplodere nel Nuovo Ordine, era necessario che la divinità si occupasse dei suoi affari, mentre gli esseri umani si sarebbero fatti carico del governo delle proprie vite".
Eliminato così il Destino, ovvero soppressa la Provvidenza celeste e cancellata la divina Necessità, non restò che affidarsi al Caso. "Avvenne così che, per ordine della Comune di Parigi, il 15 novembre 1793 fu ordinata la costituzione e istituzionalizzazione del gioco d’azzardo. La Lotteria Nazionale divenne parte della religione. Ironicamente, la dottrina del Caso, che è la dottrina della Lotteria, è la riduzione della persona a uno stato di completa dipendenza. A questo punto la sottomissione alla forza delle cose, le quali non vengono più viste nel loro complesso interagire in un disegno cosmico, è totale. Nell’arco di duecento anni, la dottrina religiosa della Lotteria sarebbe divenuta uno dei princìpi fondamentali della biologia materialista. La degenerazione delle creature umane sotto queste dottrine è stata talmente grande che i loro eminenti scienziati avrebbero applicato i princìpi delle case da gioco allo stesso processo della Creazione, brodo primordiale dal quale sarebbero emerse le proteine viventi". La stessa tragica ironia è palpabile giornalmente da ciascuno di noi, ossessionati come siamo dalla coazione a tutto pianificare, regolare [con leggi, decreti, ordinanze, ecc.] e prevenire.*
Tuttavia, "per quanto l’uomo affermi di essere il padrone del proprio destino, sia individuale che collettivo, non può infrangere i limiti dello spazio e del tempo. Non può anticipare i movimenti militari del suo nemico, lo scoppio di un’epidemia, l’inatteso colpo letale nella notte, né la puntura di una zanzara malarica. È così che, mentre i nostri prodi umanisti si trovano esattamente al centro del campo agorafobico della loro libertà, governato dalla ragione, permane nondimeno un potere imprevisto e imprevedibile che tutto sovrasta. Napoleone, il 'gran kafir', riconobbe, con amaro realismo, di dipendere da quanto egli definì «la force des choses». Lui stesso sostenne (poiché, malgrado tutto, era un genio) di poter dominare gli eventi fino al momento in cui il Destino avesse finito con lui, allora sarebbe stato gettato via come uno straccio usato, il che è precisamente quanto successe".


* Prevenire è meglio che curare, si suol dire. Perciò stipuliamo assicurazioni (privandoci del certo di oggi - qualche decina di euro, che potevamo spendere in beneficenza - in cambio dell'incerto di domani), ci sottoponiamo ad «accertamenti diagnostici» il cui esito obbligato è un ulteriore accertamento e insomma ci tuteliamo contro l'unico rischio dal quale sono immuni i nostri simili 'sottosviluppati', cioè il fiat voluntas Sua.

Concludiamo come segue.
"Il più grave degli errori è stato il cammino che il mondo intero ha intrapreso per mano di un carnefice di massa dalla figura oscura e disturbata, Robespierre". Su quest'ultimo - che il Cielo lo perdoni - può esser utile la query relativa (qui).