Poiché ci troviamo al di qua dello specchio che separa questo mondo dall'altro, è evidente esser quello il rovescio di questo. Ne consegue che nell'al di là a) gli ultimi saranno i primi; b) i piccoli saranno i grandi; c) i deboli saranno i forti e - purtroppo - d) i belli saranno i brutti.
E gli scalognati vinceranno sempre alla Lotteria, anche senza avervi giocato. Perciò il vecchio maestro sufi, al quale i discepoli chiedevano perché non si liberasse di una moglie insopportabile, diceva che quanto peggiore è la compagna di questa vita tanto migliore sarà la compagna dell'altra.*
Dal sofo al filosofo, Diogene Laerzio riferisce che Socrate, dopo aver paragonato le lamentele della moglie al brontolìo dei tuoni e dopo esser stato colpito dalla medesima con una secchiata d'acqua, spiegò agli astanti che «tanto tuonò che piovve».

* Su ciò, sebbene sia domanda condannata a rimanere senza risposta, ci si può chiedere se il proprio partner futuro sarà quello attuale (previa metamorfosi o almeno previo ripristino delle condizioni in virtù delle quali ci innamorammo di lui) - il che giustificherebbe l'indissolubilità matrimoniale - o uno nuovo di zecca. Chissà. Chi morrà vedrà.

Sempre in tema di partner insoddisfacente e perciò a proposito di Santippe, nella voce dell'Enciclopedia Treccani relativa a quest'ultima, Guido Calogero così commenta: "Per quel che si può congetturare, quindi, S. non dovette esser donna da capire Socrate (né era cosa che si potesse pretendere dalla media delle mogli ateniesi del sec. V)".
Ventisei secoli dopo, invece, grazie all'istruzione obbligatoria, all'emancipazione femminile (otto marzo, pari opportunità, quote rose, ecc.) e insomma grazie al progresso, eccoci qua.



Due verità che ieri erano ovvie ed a cui oggi - indottrinati come siamo dalla propaganda mediatica - non si crede più sono a) lo strapotere delle donne e b) l'imminenza della morte. Bisogna tornare un po' indietro, per ricredersi e per tornare a crederci, magari grazie a qualche tarantella. Ce ne vengono in mente due, interpretate da Christina Pluhar e Marco Beasley: nella prima, detta «carpinese», l'anonimo autore dichiara che "chello ca vo', 'a femmena 'o ffa" e nella seconda (Homo fugit velut umbra) Stefano Landi ammonisce che "non val medicina, non giova la china, non si può guarire; bisogna morire". Tarantelle, passacaglie o ciaccone che siano, sono facilmente reperibili in rete (la seconda, ad esempio, qui).