Principio del tempo è l'istante; principio dello spazio, il punto.
Atemporale, quello. Inesteso (senza dimensioni, non occupante spazio), questo. Come raffigurarli, se non tramite un'assenza, un vuoto, uno zero, 'nu nenti (un non essente, un niente)? Ma si può porre il nulla a principio (a base, a vertice) del tutto? Il Nulla al Principio? Ergo, il Nulla alla Fine. E viceversa?
Chissà.
Ciò significa far di un vuoto (un buco, un vortice, una spirale) il principio di un pieno. D'altra parte si può empire (e - previo svuotamento - riempire) soltanto un vuoto.*

Se così fosse, però, questa alternanza di caos e di cosmo (di disordine e d'ordine), sistematica e regolare com'è - tanti anni (millennii, eoni, ecc.) quello quanti anni questo - non rappresenterebbe a sua volta una forma di ordine? Quindi il disordine fa parte dell'ordine. Per giunta, tempo e spazio sono le coordinate del nostro mondo, cioè dell'ordine. Senza tempo, come si può dire quanto durerà il disordine? Poco o nulla, probabilmente. E se il disordine düra minga, l'ordine è perpetuo.
O no? Chissà.
Inoltre, rendendo il vuoto con una cavità, concavo il vuoto e convesso il pieno, otteniamo due semicerchii. Accostandoli di schiena, si avrà il segno dei Pesci (o la vesica piscis);
accostandoli di fronte, un cerchio. Chissà.

E se il vuoto è l'assenza (la mancanza, la povertà, penìa) come il pieno è la presenza (l'abbondanza, la ricchezza, pòros), chi o che cosa generano, costoro, secondo Platone, se non Amore?


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* In proposito, il latino vacare ("esser vuoto", "sentirsi libero", "aver voglia") mostra bene l'ambivalenza di tale concetto, perché si è liberi di solo se si è liberi da. Ad esempio, si è liberi di sposarsi solo se si è liberi da un coniuge. O si può vacare philosophiae (studio, coelo, ecc.) solo se si è fatto in modo di omne animi perturbatione vacare. Ci si può occupare di qualcosa, insomma, solo previa liberazione da qualcos'altro. Ecco perché due definizioni opposte come «occupato» e «libero», in assenza di specificazioni (rappresentate in latino dal dativo nel primo caso e dall'ablativo nel secondo), possono coesistere. Animus vacans e capa vacante, sicché, possono stare sia per "mente occupata" che per "mente libera". Quanto sopra, inoltre, fornirebbe un etimo più sensato al termine «vago»: vacuus, invece di vagus ("errabondo", "incostante"). Mi invaghisco, pertanto, o mi punge vaghezza, di qualcosa o di qualcuno/a nei cui confronti sento un vuoto [allo stomaco].