Un commento di P. Cammerinesi alla vicenda giudiziaria di un neonato sottratto alle cure di genitori ritenuti inabili alla bisogna, apparso qualche giorno fa nel sito Il giornale del ribelle, L'enigma del karma, contiene alcune affermazioni degne di nota.
La prima riguarda la certezza "che esiste un accordo ben preciso tra carnefice e vittima, tra chi agisce il male e chi lo subisce. La cosa può non piacere - e certamente non piace ai più - ma non si subisce un crimine se esso non è strumentale alla nostra evoluzione".
La seconda, in risposta a "chi esclama 'vorrei vedere te se ti avessero sfregiato con l’acido senza motivo'" è: "Non dico che sia facile accettare la cosa, né che ci riuscirei, ma ciò non toglie che le cose stiano esattamente così".
La terza, riassuntiva, si articola come segue.
"Sappiamo che la scelta dei genitori non è in alcun modo un fatto casuale. Il nascituro li cerca a lungo, sovente contribuisce addirittura al loro incontro, gira loro intorno assiduamente finché il momento non sia maturo per l’incarnazione. Lo spirito circonda la madre con grande amore, preoccupato che le possa accadere qualcosa che metta a rischio l’incarnazione per cui ha atteso tanto tempo e verso la quale sente un irresistibile anelito.
E come li sceglie questi genitori? Attraverso quelle che sono le sue esigenze karmiche, di destino, compreso il tipo d’involucro fisico (ereditarietà) che quei due genitori saranno in grado di fornirgli.
Naturalmente c’è chi si sceglie un destino ‘leggero’ e chi un destino ‘pesante’. Ma è comunque il destino che il nascituro si è preparato [...]. È il suo destino, per lui il migliore dei destini possibili".
L'autore conclude col chiedersi, da un lato, se sia "giusto modificare radicalmente il destino di questo essere togliendolo ai genitori [...], per quanto poco acconci siano, per affidarlo ad un’altra coppia, totalmente estranea al suo destino" e, dall'altro, se "magari era proprio destino di quel bambino essere affidato a quei genitori adottivi".
Sembrano domande destinate a restare senza risposta.
Del resto, anche la consapevolezza che "muor giovane colui che al Cielo è caro" cozza contro la lotta alla mortalità infantile (se non contro tutta la medicina).